lunedì 30 maggio 2016

I figli

I figli
A chi appartengono i nuovi nati? Appartengono ai propri genitori oppure al futuro? Khalil Gibran sostiene, in questa affascinante poesia, che i figli non appartengono a chi li ha messi al mondo, ma all'avvenire. Compito dei genitori è custodirli fino a quando il mondo non li reclamerà. Inutile tentare di farli assomigliare a loro, perché a loro in realtà non appartengono.

I tuoi figli non sono figli tuoi.
Sono i figli e le figlie della vita stessa.
Tu li metti al mondo ma non li crei.
Sono vicini a te, ma non sono cosa tua.
Puoi dar loro tutto il tuo amore,
ma non le tue idee.
Perché loro hanno le proprie idee.
Tu puoi dare dimora al loro corpo,
non alla loro anima.
Perché la loro anima abita nella casa dell’avvenire,
dove a te non è dato di entrare,
neppure col sogno.
Puoi cercare di somigliare a loro
ma non volere che essi somiglino a te.
Perché la vita non ritorna indietro,
e non si ferma a ieri.
Tu sei l’arco che lancia i figli verso il domani.

giovedì 26 maggio 2016

Il più bello

Il più bello
Adoro questa poesia di Nazim Hikmet, a parer mio è un invito alla speranza, perché le cose più belle della nostra vita non le abbiamo ancora vissute. Forse è anche un affermare che in fondo l'attesa è meglio del fatto in sé, perché durante l'attesa possiamo immaginare tutto ciò che vogliamo.

Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l’ho ancora detto.

lunedì 23 maggio 2016

Lentamente muore

Lentamente muore di Pablo Neruda
Celebre poesia di Pablo Neruda in cui c'è un invito a vivere a pieno la propria vita, anche a fare qualche pazzia ogni tanto, perché altrimenti la vita diventa soltanto un'attesa della morte e perde il proprio senso.

 Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.

giovedì 19 maggio 2016

Ritratto di un assassino

Ritratto di un assassino, chi era Jack lo Squartatore?




Titolo: Ritratto di un assassino
Autore: Patricia Cornwell
Anno: 2002
Pagine: 389
Trama: Patricia Cornwell, da sempre interessata al caso di Jack lo Squartatore, il serial killer che nel 1888 uccise brutalmente cinque donne nella nebbia della Londra vittoriana, ricostruisce la morbosa psicologia di una mente criminale e dà nome e volto al colpevole. Sarebbe il pittore impressionista Walter Sickert, inesorabilmente riportato in vita per rispondere dei suoi crimini,prova dopo prova. Il libro è la storia di un'indagine durata anni, che si legge come un romanzo.
Recensione: Il ritratto di quello che, secondo l’autrice, sarebbe stato Jack lo Squartatore: il pittore inglese Walter Sickert, famoso per aver dipinto quadri di donne nude in presenza di uomini vestiti. Il libro si fa leggere, è carino, ben scritto, anche se ci sono alcuni punti un po’ lenti. Sinceramente la Cornwell non mi ha convinto circa la colpevolezza di Sickert, le sue teorie non mi sembrano fondate su solide basi, ma molto astratte, okay, c’è la possibilità che il pittore fosse l’assassino, ma si può esserne davvero così sicuri? Sicuramente quest’uomo aveva dei problemi, ma da qui a identificarlo con lo Squartatore mi sembra un po’ avventato. Restano comunque delle dettagliate descrizioni su come si affrontava un caso d’omicidio a Londra a fine Ottocento e soprattutto sul panico che assalì la città quando Jack, chiunque fosse, iniziò a colpire. Un racconto da leggere per chiunque sia un appassionato di serial killer nella storia.


Voto: 7 e 1/2

lunedì 16 maggio 2016

La sestina dei vampiri

La sestina dei vampiri
 Bellissima poesia di Neil Gaiman che descrive la condizione del vampiro, essere che si muove di notte, isolato dal mondo, infelice e solo, alla ricerca di affetto, tanto da dare il proprio "dono" al suo amore, sperando che possa alzarsi dalla tomba e seguirlo alla ricerca del sangue. Non sempre però le sue amanti si svegliano e questo è proprio uno di quei casi e il vampiro, deluso, deve proseguire la sua caccia solitaria.

 Aspetto quì ai confini del sogno,
avvolto nelle ombre.L'aria buia sa di notte,
così fredda e rigida,e aspetto il mio amore.
La luna ha sbiancato la sua lapide.
Lei verrà e allora ci aggireremo in questo sciocco mondo
tornati alle tenebre e al richiamo del sangue.

E' un gioco solitario,la ricerca di sangue,
ma un corpo giovane ha il diritto di sognare
ed io non vi rinuncerei per niente al mondo.
La luna ha sbiancato l'oscurità della notte.
Resto nell'ombra,a fissare la sua lapide:
Risorgi,mio amore...Oh ! Risorgi ?
Ti ho sognata mentre dormivo e l'amore
mi è più caro della vita...del sangue stesso !
Il sole mi ha cercato nelle profondità della tomba,
più morto di un cadavere eppure sognante;
poi mi sono svegliato ai vapori della notte
e il tramonto mi ha spinto a uscire nel mondo.

Da secoli vago solitario nel mondo
dispensando un sembiante dell'amore....
un bacio rubato,poi di nuovo nella notte
pago della vita e del sangue.
E al mattino sono soltanto un sogno
un corpo freddo che gela sotto una pietra.

Ti ho detto che non avrei fatto del male.Sono fatto di pietra,
per lasciarti in pasto al tempo e al mondo ?
Ti ho offerto una verità al di là dei tuoi sogni
mentre tu potevi offrirmi solo il tuo amore.
Ti ho detto che andava tutto bene,e che il sangue
ha un sapore più dolciastro sulle ali della notte.

A volte i miei amori si alzano e camminano di notte...
A volte giacciono per sempre sotto una pietra
senza mai conoscere i piaceri del letto e del sangue,
o la dolcezza di una passeggiata tra le ombre del mondo;
e marciscono,invece,in mezzo ai vermi. Oh! Amore mio,
sussurravano che eri risorta,nel mio sogno.

Ti ho aspettata tutta la notte vicino alla tomba
ma tu non vuoi lasciare il tuo sogno per cercare il sangue.
Buonanotte,amore mio.Ti avevo offerto il mondo.

giovedì 12 maggio 2016

Dammi mille baci

Dammi mille baci
Una delle poesie più famose di Catullo, il Carme 5 è un invito alla vita e in particolare all'amore e alla passione. Il poeta invita l'amata Lesbia a baciarlo, ignorando i vecchi, che proprio per la loro avanzata età non possono comprendere la passione giovanile. Alla fine i baci saranno così tanti da confondersi e da confondere così anche gli invidiosi che cercheranno di "lanciare il malocchio" (importante è qui l'occhio come portatore di sfortuna) sugli amanti non riusciranno a sapere quanti baci si sono scambiati. Invito a vivere la vita al momento visto che al sole seguirà un'interminabile notte di tenebre.

 Godiamoci la vita, o Lesbia mia, e i piaceri d'amore;
a tutti i rimproveri dei vecchi, moralisti anche troppo,
non diamo il valore di una lira.
Il sole sì che tramonta e risorge;
noi, quando è tramontata la luce breve della vita,
dobbiamo dormire una sola interminabile notte.
Dammi mille baci e poi cento,
poi altri mille e poi altri cento,
e poi ininterrottamente ancora altri mille e altri cento ancora.
Infine, quando ne avremo sommate le molte migliaia,
altereremo i conti o per non tirare il bilancio
o perché qualche maligno non ci possa lanciare il malocchio,
quando sappia l'ammontare dei baci.

lunedì 9 maggio 2016

Odio et amo

Odio et amo
La poesia più famosa di Catullo. Dedicata sempre all'amata Lesbia, qui il poeta parla del sentimento bivalente che nutre nei suoi confronti, la ama ma non può fare a meno di odiarla visto che la donna lo tradisce. Odio e amore diventano qui indissolubili. Questa è la messa in poesia della frase di Ovidio "nè con te né senza di te".

 Odio e amo. Forse chiederai come sia possibile;
non so, ma è proprio così, e mi tormento

giovedì 5 maggio 2016

Ritorno a Sirmione

Ritorno a Sirmione
Meno conosciuta delle poesie dedicate a Lesbia, è un bellissimo componimento di Catullo dedicato a Sirmione, perla delle penisole, dove il poeta nacque e visse prima di andare a Roma. Qui troviamo tutta la nostalgia di chi è lontano da casa e desidera ritornare.

 Paene insularum, Sirmio, insularumque
Ocelle, quascumque in liquentibus stagnis
Marique vasto fert uterque Neptunus,
Quam te libenter quamque laetus inviso,
Vix mi ipse Thyniam atque Bithynos
Liquisse campos et videre te in tuto.
O quid solutis est beatius curis,
Cum mens onus reponit, ac preregrino
Labore fessi venimus larem ad nostrum
Desideratoque acquiescimus lecto.
Hoc est, quod unumst pro laboribus tantis.
Salve, o venusta Sirmio, atque ero gaude:
Gaudete Vosque, o Lydiae lacus undae:
Ridete, quidquid est domi cachinnorum.

 
O Sirmione, gemma di tutte le penisole e isole,
Tutte quelle che (isole e penisole) nei limpidi laghi
E nel vasto mare sostiene l'uno e l'altro Nettuno,
Quanto volentieri e con quanta gioia torno a vederti,
A stento credendo di avere finalmente lasciato la Tinia e
I campi Bitini e di vedere te salvo.
Ah che cosa c'è di più dolce dell'essere libero da preoccupazioni,
Quando l'animasi libera del peso, e
Stanchi della fatica del viaggio giungiamo alla nostra casa
E riposiamo nel letto desiderato.
Questa è l'unica ricompensa, in cambio di tante fatiche.
Ti saluto, o bella Sirmione, e godi per il padrone:
Godete anche voi, od onde lidie del lago:
Ridete, o voi tutte risate, che siete nella mia casa.

lunedì 2 maggio 2016

Ad Attide ricordando l'amica lontana

Ad Attide ricordando l'amica lontana
Poesia dedicata da Saffo alla propria amante. La poetessa si lascia andare alla malinconia ricordando Attide, fanciulla di grande bellezza, probabilmente sua allieva, ora lontana da lei. La poesia è tradotta da Salvatore Quasimodo.

 Forse in Sardi
spesso con la memoria qui ritorna
nel tempo che fu nostro: quando
eri Afrodite per lei e al tuo canto
moltissimo godeva.
Ora fra le donne Lidie spicca
come, calato il sole,
la luna dai raggi rosa
vince tutti gli astri, e la sua luce
modula sulle acque del mare
e i campi presi d'erba:
e la rugiada illumina la rosa,
posa sul gracile timo e il trifoglio
simile a fiore.
Solitaria vagando, esita
e a volte se pensa ad Attide:
di desiderio l'anima trasale,
il cuore è aspro.
E d'improvviso: "Venite!" urla;
e questa voce non ignota
a noi per sillabe risuona
scorrendo sopra il mare.