giovedì 23 giugno 2016

Se tu mi dimentichi

Se tu mi dimentichi di Pablo Neruda
Bellissima poesia d'amore di Pablo Neruda.

Voglio che sappia
una cosa.

Tu sai com'è questo:
se guardo
la luna di cristallo, il ramo rosso
del lento autunno alla mia finestra,
se tocco
vicino al fuoco
l'impalpabile cenere
o il rugoso corpo della legna,
tutto mi conduce a te,
come se ciò che esiste,
aromi, luce, metalli,
fossero piccole navi che vanno
verso le tue isole che m'attendono.

Orbene,
se a poco a poco cessi di amarmi
cesserò d'amarti a poco a poco.
Se d'improvviso
mi dimentichi,
non cercarmi,
ché già ti avrò dimenticata.

Se consideri lungo e pazzo
il vento di bandiere
che passa per la mia vita
e ti decidi
a lasciarmi alla riva
del cuore in cui affondo le radici,
pensa
che in quel giorno,
in quell'ora,
leverò in alto le braccia
e le mie radici usciranno
a cercare altra terra.

Ma
se ogni giorno,
ogni ora
senti che a me sei destinata
con dolcezza implacabile.
Se ogni giorno sale
alle tue labbra un fiore a cercarmi,
ahi, amor mio, ahi mia,
in me tutto quel fuoco si ripete,
in me nulla si spegne n‚ si oblia,
il mio amore si nutre del tuo amore, amata,
e finché tu vivrai starà tra le tue braccia
senza uscir dalle mie.

lunedì 20 giugno 2016

SONETTO XXVII

SONETTO XXVII di Shakespeare
A seguire un sonetto di William Shakespeare in cui il poeta descrive il suo tormento: né di giorno né di notte può avere riposo, visto che di giorno deve viaggiare e di notte non può fare a meno di pensare alla persona amata.

Sfinito dalla fatica, mi affretto al mio letto,
il caro riposo per le membra stanche del viaggio;
ma allora un altro viaggio mi comincia nella testa,
e lavora la mia mente, quando è finito il lavoro del corpo.

Allora i miei pensieri, di là lontano dove mi trovo, 
verso di te fanno un devoto pellegrinaggio,
e tengono spalancate le mie palpebre pesanti,
a guardare la tenebra che vedono i ciechi. 

Senonché la vista immaginaria della mia anima, 
presenta al mio sguardo cieco la tua ombra,
che, come un gioiello appeso alla notte spettrale, 
fa la nera notte bella e il suo vecchio volto nuovo. 

Così di giorno le mie membra, di notte la mia mente, 
per causa tua, e mia, non trovano quiete.

giovedì 16 giugno 2016

Bellezza

Bellezza di Antonia Pozzi
La bella poesia di una scrittrice poco conosciuta.
Ti do me stessa,
le mie notti insonni,
i lunghi sorsi
di cielo e stelle – bevuti
sulle montagne,
la brezza dei mari percorsi
verso albe remote.
Ti do me stessa,
il sole vergine dei miei mattini
su favolose rive
tra superstiti colonne
e ulivi e spighe.
Ti do me stessa,
i meriggi
sul ciglio delle cascate,
i tramonti
ai piedi delle statue, sulle colline,
fra tronchi di cipressi animati
di nidi –
E tu accogli la mia meraviglia
di creatura,
il mio tremito di stelo
vivo nel cerchio
degli orizzonti,
piegato al vento
limpido – della bellezza:
e tu lascia ch’io guardi questi occhi
che Dio ti ha dati,
così densi di cielo –
profondi come secoli di luce
inabissati al di là
delle vette.

lunedì 13 giugno 2016

Ode al giorno felice

Ode al giorno felice di Pablo Neruda
Un inno  ad un giorno felide, senza preoccupazioni e avvenimenti negativi.

Questa volta lasciate che sia felice,
non è successo nulla a nessuno,
non sono da nessuna parte,
succede solo che sono felice
fino all’ultimo profondo angolino del cuore.
Camminando, dormendo o scrivendo,
che posso farci, sono felice.
Sono più sterminato dell’erba nelle praterie,
sento la pelle come un albero raggrinzito,
e l’acqua sotto, gli uccelli in cima,
il mare come un anello intorno alla mia vita,
fatta di pane e pietra la terra
l’aria canta come una chitarra.

Tu al mio fianco sulla sabbia, sei sabbia,
tu canti e sei canto.
Il mondo è oggi la mia anima
canto e sabbia, il mondo oggi è la tua bocca,
lasciatemi sulla tua bocca e sulla sabbia
essere felice,
essere felice perché sì,
perché respiro e perché respiri,
essere felice perché tocco il tuo ginocchio
ed è come se toccassi la pelle azzurra del cielo
e la sua freschezza.
Oggi lasciate che sia felice, io e basta,
con o senza tutti, essere felice con l’erba
e la sabbia essere felice con l’aria e la terra,
essere felice con te, con la tua bocca,
essere felice.

giovedì 9 giugno 2016

L'ospite

L'ospite di Sarah Waters

Titolo: L’ospite

Autore: Sarah Waters

Anno: 2009

Pagine: 544

Trama: Hundreds Hall, l'antica dimora di campagna della famiglia Ayres: varcarne i cancelli dopo trent'anni è un momento di grande trepidazione per il dottor Faraday, lui che ancora bambino, nel lontano 1919, ne aveva ammirato con occhi sgranati lo sfarzo e lo splendore. Quel passato, tuttavia, è ormai un vago ricordo: i suoi abitanti - la vedova del Colonnello Ayres e i figli Roderick e Caroline - sono, infatti, impegnati in una disperata battaglia per salvare dalla rovina se stessi e la casa. Ma proprio quest'ultima sembra gettare le ombre più funeste sul futuro: stanze che di colpo diventano trappole, pareti da cui emergono sussurri malevoli e segni inquietanti, un devastante incendio notturno. Chi, o che cosa, c'è dietro questi eventi? Quale mistero grava sul destino degli Ayres? Ma, soprattutto, fino a che punto si spingerà la minaccia? Sarah Waters si confronta con un classico tra i generi letterari, la ghost story, e lo rinnova assottigliando il confine tra sovrannaturale e psicopatologico.

Recensione: Devo ammetterlo, all'inizio questo romanzo non mi aveva colpita. La prima parte l’ho trovata dispersiva, priva di eventi particolarmente interessati, nulla oltre la descrizione del declino di una famiglia nobile e ricca, di cui restano ormai solo tre membri, rintanati nella loro villa che mostra tutta la loro condizione. Questo ho pensato all'inizio. Per fortuna ho continuato a leggere e alla fine questa storia non mi ha delusa, perché sembra esserci davvero qualcosa a Hundreds Hall, un fantasma forse? Magari lo spirito della primogenita morta ancora bambina per difterite? Oppure è qualcosa di più umano? L’inizio di tutto è la festa organizzata dalla signora Ayres per riaprire il salone e soprattutto nel disperato tentativo di trovare un marito alla figlia. Da quel momento in avanti la follia sembrerà prendere possesso della mente degli abitanti della casa, trascinandoli fino al terribile e ambiguo finale, del quale darò una mia personale interpretazione al fondo della recensione per evitare spoiler. Chi ci racconta le vicende è un medico, Faraday, legato alla casa da ricordi d’infanzia, un racconto all'apparenza razionale. Un bellissimo romanzo e vi troverete a guardare nel buco della serratura insieme alla signora Ayres mentre un’inquietante figura passerà davanti. Vero o falso? Non vi resta che leggere e dare la vostra personale interpretazione a questa storia.

Voto: 9

Spoiler









Vorrei dare la mia personale interpretazione sul finale: la morte di Caroline. Secondo me il principale sospettato è il dottor Faraday. Infatti lui dichiara di essersi addormentato nel momento in cui la ragazza moriva. Inoltre al processo immagine la scena della morta, descrivendo lei che sale le scale, richiamata da una voce, e gli occhi pieni di paura quando comprende il proprio destino. Ultimo dettaglio: alla fine del romanzo il dottore si volta pensando di scoprire finalmente la misteriosa presenza e specchia su un vetro della casa.

lunedì 6 giugno 2016

Se potrò impedire a un Cuore di spezzarsi

Se potrò impedire a un Cuore di spezzarsi
Altra bella poesia di Emily Dickinson sul dolore e l'altruismo.

Se potrò impedire a un Cuore di spezzarsi
Non avrò vissuto invano 
Se potrò alleviare il Dolore di una Vita 
O lenire una Pena
O aiutare un Pettirosso caduto 
A rientrare nel suo nido
Non avrò vissuto invano.

giovedì 2 giugno 2016

Il passato

Il passato
Poesia di Emily Dickinson a parer mio molto veritiera. Cosa c'è di più bello e allo stesso tempo di più brutto del passato? Sede delle nostre gioie e dei nostri dolori, tanto pericoloso da poterci addirittura uccidere, perché il passato alla fin fine non ci dimentica mai e affrontarlo può essere molto difficile.

E’ una curiosa creatura il passato
Ed a guardarlo in viso
Si può approdare all’estasi
O alla disperazione.
Se qualcuno l’incontra disarmato,
Presto, gli grido, fuggi!
Quelle sue munizioni arrugginite
Possono ancora uccidere!