lunedì 8 febbraio 2016

Il grande Gatsby

Il grande Gatsby, il passato che non può tornare



Titolo: Il grande Gatsby

Autore:  Francis Scott Fitzgerald 

Anno: 1925

Pagine: 272

Trama: Chi è il misterioso e ricchissimo vicino di casa di Nick Carraway, a West Egg? E perché passa tanto tempo a fissare quella piccola luce verde che brilla su uno dei moli dell'altra sponda della baia? Il filo conduttore del capolavoro di Francis Scott Fitzgerald è il sogno impossibile cullato da Jay Gatsby. L'ambizioso giovanotto, che ha saputo conquistarsi con tutti i mezzi, leciti e no, prestigio, ricchezza e rispettabilità, vuol far rivivere l'amore fiorito un tempo tra lui e Daisy che un giorno lo ha respinto, povero e senza prospettive, per sposare il rampollo di una delle grandi famiglie americane. Ma i sogni più sono belli e meno hanno la possibilità di avverarsi. E Jay Gatsby non solo non riuscirà a strappare Daisy a Buchanan, pur gettando sulla bilancia tutto il peso del suo fascino e del suo potere, ma finirà addirittura col cadere, vittima innocente, sotto i colpi di un marito tradito messo sulle sue tracce, per vendetta, dal perfido rivale. Al di là dei riferimenti autobiografici, "Il Grande Gatsby" è sopratutto il ritratto di un epoca in cui il mondo dei contrabbandieri di alcolici si mescolava allegramente con quello dei banchieri e delle 'flappers' dei "Roaring Twenties", in attesa che la Grande Crisi seppellisse tutto sotto le macerie dell'"American Dream".
 
Recensione:  Storia di un amore che non si riesce proprio a dimenticare. Gatsby è ricco, vive in una bella villa e ogni notte organizza una festa, all’apparenza un uomo felice, ma la felicità non si basa sulle cose materiali, la felicità si compone di tante cose e Gatsby ha un grande rimpianto: Daisy, la ragazza che amava quando ancora non era ricco e che non ha sposato proprio perché non aveva soldi. Ora Daisy è sposata e ha una figlia. Gatsby invece ha solo i soldi e un grande amore. E vuole riprendersi Daisy, per questo ha acquistato una villa dalla quale si possa vedere quella di lei. Una storia sull’amore che non muore mai all’apparenza. In realtà è molto più complesso, qui non si parla solo di amore, ma di passato, di giovinezza, di ciò che è stato e che non può più tornare, perché non si può comprare il passato e tantomeno l’amore. Romanzo bellissimo che resta nel cuore, perfetto, cinico. Gatsby è l’unico personaggio all’apparenza sincero di tutto il romanzo, nonostante il suo passato criminale, è l’unico che ha dei veri sentimenti e che tiene a questi. Mi è venuto un dubbio però, una volta terminato il libro. E se Gatsby desiderasse Daisy non per amore ma perché è l’unica cosa che non ha potuto avere? Una rivincita su un passato per lui infelice?  Non avendo prove a favore di questa mia teoria preferisco credere che in realtà Gatsby sia l’unico cuore puro in un mondo di egoisti. Gli altri personaggi invece sono falsi, incapaci di provare veri sentimenti, ipocriti. Odiosa Daisy, detestabile, priva di scrupoli, incapace di provare amore oggi come ieri.  Ho letto questo libro in due giorni, l’ho divorato. Il finale è tristissimo, ma a ben pensarci non c’è altra possibile conclusione per Gatsby, solo nonostante sia circondato da tante persone e infelice nonostante la sua ricchezza.

Citazioni:

Perfino in quel pomeriggio dovevano esserci stati momenti in cui Daisy non era riuscita a stare all'altezza del sogno, non per colpa sua, ma a causa della vitalità colossale dell'illusione di lui che andava al di là di Daisy, di qualunque cosa. Gatsby vi si era gettato con passione creatrice, continuando ad accrescerla, ornandola di ogni piuma vivace che il vento gli sospingesse a portata di mano. Non c'è fuoco nè gelo tali da sfidare ciò che un uomo può accumulare nel proprio cuore solitario.

La verità è che Jay Gatsby di West Egg, Long Island, era scaturito da una concezione platonica di se stesso.
La notte, nel letto, lo perseguitavano le ambizioni più grottesche e fantastiche, il cervello gli tesseva un universo di sfarzo indicibile, mentre l'orologio ticchettava sul lavabo e la luna gli intrideva di luce umida gli abiti sparsi alla rinfusa sul pavimento. Ogni notte alimentava le sue fantasie finché la sonnolenza si abbatteva con un abbraccio dimentico su qualche scena vivace. Per un certo periodo queste fantasticherie gli procurarono uno sfogo all'immaginazione; erano un'intuizione confortante dell'irrealtà della realtà, una promessa che la roccaforte del mondo era saldamente basata sull'ala di una fiaba.

Non si può ripetere il passato.

Sono contenta che sia una bambina.
E spero che sia stupida: è la miglior cosa che una donna possa essere in questo mondo, una bella piccola stupida.

Voto: 10

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