Titolo: L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello
Autore: Oliver Sacks
Pagine: 318
Anno di pubblicazione:
1985
Trama: "Oliver Sacks è un neurologo, ma il suo rapporto
con la neurologia è simile a quello di Groddeck con la psicoanalisi. Perciò
Sacks è anche molte altre cose: ""Mi sento infatti medico e
naturalista al tempo stesso; mi interessano in pari misura le malattie e le
persone; e forse anche sono insieme, benché in modo insoddisfacente, un teorico
e un drammaturgo, sono attratto dall'aspetto romanzesco non meno che da quello
scientifico, e li vedo continuamente entrambi nella condizione umana, non
ultima in quella che è la condizione umana per eccellenza, la malattia: gli
animali si ammalano, ma solo l'uomo cade radicalmente in preda alla
malattia"". E anche questo va aggiunto: Sacks è uno scrittore con il
quale i lettori stabiliscono un rapporto di tenace affezione, come fosse il
medico che tutti hanno sognato e mai incontrato, quell'uomo che appartiene
insieme alla scienza e alla malattia, che sa far parlare la malattia, che la
vive ogni volta in tutta la sua pena e però la trasforma in un
""intrattenimento da Mille e una notte"". Questo libro, che
si presenta come una serie di casi clinici, è un frammento di tali Mille e una
notte - e ciò può aiutare a spiegare perché abbia raggiunto negli Stati Uniti
un pubblico vastissimo. Nella maggior parte, questi casi - ma Sacks li chiama
anche ""storie o fiabe"" - fanno parte dell'esperienza
dell'autore. Così, un giorno, Sacks si è trovato dinanzi ""l'uomo che
scambiò sua moglie per un cappello"" e ""il marinaio
perduto"". Si presentavano come persone normali: l'uno illustre insegnante
di musica, l'altro vigoroso uomo di mare. Ma in questi esseri si apriva una
voragine invisibile: avevano perduto un pezzo della vita, qualcosa di
costitutivo del 'sé'. Il musicista carezza distrattamente i parchimetri
credendo che siano teste di bambini. Il marinaio non può neppure essere
ipnotizzato perché non ricorda le parole dette dall'ipnotizzatore un attimo
prima. Che cosa vive, se non sa nulla di ciò che ha appena vissuto? "
Recensione: Un saggio molto particolare. Questo libro
presenta diverse patologie neurologiche, dal caso del dottor P, l’uomo che
scambiò la moglie per un cappello, affetto da prosopagnosia e incapace a
riconoscere i visi, a Christine, ventisettenne che a seguito di un ricovero in
ospedale per un banale intervento perde la propria percezione di sé e si sente “disincarnata”.
Dal marinaio che ha perso gran parte dei suoi ricordi e crede di essere ancora
un ragazzo all’anziana affetta in gioventù dalla malattia di Cupido e che ha
perso il controllo sulla sua libido. Da pazienti che non sentono come proprio
un arto ad anziane signore che rivivono ricordi e sentono canzoni della
giovinezza. Ci sono tante storie di pazienti in questo libro, storie di persone
che ormai sono un tutt’uno con la loro malattia. Un saggio interessante,
scritto in maniera semplice, comprensibile anche a chi è a digiuno da termini
medici. Storie che sembrano incredibili, al limite della realtà e che invece ci
mostrano quanto importante sia la nostra mente, il nostro cervello. A chiunque
interessino gli strani casi medici questo è il libro che fa per voi e per
chiunque voglia riflettere sulla condizione degli esseri umani.
Citazioni:
«Che cos'è questo?» chiesi mostrandogli una foto sulla
rivista che avevo in mano.
«La luna» rispose.
«No» dissi. «È una foto della terra presa dalla luna».
«Lei vuol scherzare, dottore! Avrebbero dovuto portare una macchina fotografica fin lassù!».
«Appunto».
«Questa, poi! Ma scherza? Come diavolo si farebbe?».
A meno che non fosse un attore eccellente, un impostore che simulava uno stupore non provato, questa era una convincentissima dimostrazione che egli viveva ancora nel passato. Le sue parole, le sue emozioni, la sua innocente meraviglia, il suo sforzo per trovare un senso in quanto vedeva, erano appunto quelli di un ragazzo intelligente degli Anni Quaranta messo di fronte al futuro, al non ancora accaduto e al quasi inimmaginabile. «È questo fatto, più di ogni altro,» scrissi nei miei appunti «che non mi persuade della genuinità del suo blocco al 1945... Ciò che gli ho detto e mostrato ha prodotto l'autentico stupore che avrebbe suscitato in un ragazzo intelligente dell'era pre-Sputnik»
«La luna» rispose.
«No» dissi. «È una foto della terra presa dalla luna».
«Lei vuol scherzare, dottore! Avrebbero dovuto portare una macchina fotografica fin lassù!».
«Appunto».
«Questa, poi! Ma scherza? Come diavolo si farebbe?».
A meno che non fosse un attore eccellente, un impostore che simulava uno stupore non provato, questa era una convincentissima dimostrazione che egli viveva ancora nel passato. Le sue parole, le sue emozioni, la sua innocente meraviglia, il suo sforzo per trovare un senso in quanto vedeva, erano appunto quelli di un ragazzo intelligente degli Anni Quaranta messo di fronte al futuro, al non ancora accaduto e al quasi inimmaginabile. «È questo fatto, più di ogni altro,» scrissi nei miei appunti «che non mi persuade della genuinità del suo blocco al 1945... Ciò che gli ho detto e mostrato ha prodotto l'autentico stupore che avrebbe suscitato in un ragazzo intelligente dell'era pre-Sputnik»
Se un uomo ha perso una gamba o un occhio, sa di averli
persi; ma se ha perso un sé, se stesso, non può saperlo, perché egli non c'è
più per saperlo
Voto: 9
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